giovedì 10 agosto 2017

Parole rubate: Le ragazze.

Buongiorno e buon Giovedì, Lettori! Come state? Probabilmente quando voi starete leggendo questo post, io sarò in partenza per una piccola e sconosciuta località di montagna dove, ahimé, mi ritroverò sprovvista sia del wifi, che del 3g; sarà una settimana di semi-isolamento in cui purtroppo non potrò dedicarmi molto né alla pubblicazione di nuove rubriche/recensioni, e nemmeno di foto sul nuovissimo profilo instagram del Blog (di cui, tra parentesi, sono già diventata dipendente); ma non preoccupatevi! Per evitare che Il Racconto restasse fermo per troppi giorni consecutivi ho deciso di pianificare qualche piccolo appuntamento digitale qui con voi; in più, non dimentichiamoci che non c'è occasione migliore, per addentrarsi in una lettura ossessiva e instancabile, che separarsi da ogni altra possibile distrazione e magari -perché no- godersi un po' d'aria fresca.
Ma bando alle ciance e dedichiamoci subito alla nuova puntata de "Parole rubate"!


Per chi mi segue su instagram sarà ormai chiaro, credo, quante nuove occasioni per sottolineare e distribuire post-it, una delle mie attuali letture mi stia offrendo! E' solo da pochi giorni, infatti, che ho cominciato Le ragazze di Emma Cline, ma di sicuro non sono rimasta a bocca asciutta. 
Ho da subito trovato uno stile di scrittura fluido ma intelligente che mi ha stupita, dandomi al coltempo la voglia di condividere almeno un paio dei passi che ho avidamente pasticciato e che vorrei (ma è ancora solo un progetto) successivamente trascrivere su un bellissimo quaderno che ho lasciato a prender polvere per troppo tempo.

Come ho accennato non potrò riportare tutte le frasi che mi hanno colpita (se no faremmo notte), ma ho dovuto fare una piccola selezione; spero comunque di potervi incuriosire!

Parte prima: 
  • Coltivavo una signorile invisibilitàdentro abiti asessuati, con il viso sfocato dall'espressione affabile e ambigua di una statua da giardino. L'affabilità era importante, il trucco magico dell'invisibilità era possibile solo quando sembrava soddisfare l'ordine corretto delle cose.

  • Per una ragazza era inevitabile: ci si rassegnava a qualunque risposta. Se ti incazzavi eri una pazza, se non reagivi eri una mignotta. L'unica cosa che potevi fare era sorridere dall'angolino in cui ti avevano incasrata. Stare allo scherzo anche se dello scherzo eri sempre la vittima.

  • La morte me la immaginavo come l'atrio di un albergo. Una sala signorile e ben illuminata da cui si poteva entrare o uscire facilmente. Un ragazzo, in città, si era sparsto nel suo appartamento seminterrato dopo essere stato scoperto a vendere biglietti della lotteria falsi: non pensai al lago di sangue, agli organi interni umidi, ma solo all'attimo di sollievo prima di premere il grilletto, a quanto doveva essergli sembrato pulito e ordinato il mondo. Tutte le delusioni, le punizioni e le umiliazioni della vita quotidiana, rese superflue da un unico movimento composto.

E voi? Avete già letto questo romanzo? Vi è piaciuto? 
(Per commentare, clicca sulla nuvoletta qui sotto!) 

Nessun commento:

Posta un commento